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Nata in Italia a metà degli anni ’80, l’associazione non profit Slow Food si è rapidamente evoluta in un vero e proprio movimento, i cui princìpi e la cui filosofia sono conosciuti e abbracciati in tutto il mondo.
Slow Food è un’associazione che punta a salvaguardare il valore del cibo, riconoscendo il diritto al piacere di mangiare e la necessità di rispettare tutti i soggetti coinvolti nel processo di produzione e consumo del cibo: il produttore, il consumatore e l’ambiente.
Il network di Slow Food è cresciuto negli anni, fino a coinvolgere diversi paesi in tutto il mondo. Oggi, Slow Food gestisce diversi progetti divulgativi per diffondere una cultura enogastronomica più equilibrata e consapevole.
Attraverso la sua Onlus Fondazione Slow Food, coordina e promuove progetti a tutela della biodiversità alimentare in tutto il mondo: tra questi progetti vi sono i presìdi Slow Food.
Ma cos’è esattamente lo slow food? E cosa significa essere un presidio slow food?
Cosa significa slow food in italiano
La traduzione del termine “slow food” in italiano vuol dire “cibo lento”. Questa denominazione nasce per contrapporsi al termine “fast food” (cibo veloce).
Il Manifesto di Slow Food si oppone alla visione di una vita frenetica a cui le persone sono costrette dal contesto contemporaneo: una “fast life” che porta per necessità a nutrirsi di “fast food”, attuando pratiche alimentari dannose come il consumo del così detto “cibo spazzatura”.
L’organizzazione Slow Food ritiene invece che sia necessario recuperare e dare valore innanzitutto al piacere di mangiare bene, che rappresenta un vero e proprio diritto. L’associazione difende il consumo di un cibo “buono, pulito e giusto”, come indicato nel suo motto.
Per questo motivo, Slow Food promuove in Italia e nel mondo la diffusione di una cultura enogastronomica basata sulla necessità di dare il giusto valore al cibo e di consumare cibo di elevata qualità, evitando, ad esempio, prodotti OGM.
Quando nasce il movimento e chi lo ha fondato
Slow Food nasce in Italia, a Bra, nel 1986, inizialmente con il nome di Arci Gola. Fu fondata da Carlo Petrini, gastronomo e sociologo, che oggi ricopre il ruolo di presidente dell’associazione.
L’importanza del progetto di Carlo Petrini è stata tale che il quotidiano inglese The Guardian ha inserito Petrini nella lista delle 50 persone che potrebbero salvare il nostro pianeta.
Con la crescita del movimento, i princìpi della filosofia Slow Food si sono diffusi in tutto il mondo, portando alla formazione di presìdi Slow Food in più di 70 paesi.
Nel 2003, Slow Food ha dato vita anche alla sua Onlus Fondazione Slow Food, che promuove progetti per la diffusione di un modello di agricoltura basato sul rispetto della biodiversità, del territorio e della cultura locale.
La Fondazione si pone dunque l’obiettivo di favorire l’accesso a un cibo buono, pulito e giusto in tutto il mondo e a tutte le comunità.
Qual è la filosofia slow food
La filosofia di Slow Food è riassumibile attraverso il motto dell’organizzazione: “buono, pulito e giusto”. Questi tre aggettivi sono alla base della vera qualità alimentare, e si riferiscono alla possibilità di produrre e consumare un cibo che sia:
- Attento alle qualità organolettiche del prodotto e consapevole della relatività culturale del concetto di “buono”, oltre che rispettoso di pratiche produttive che non alterino la naturalità del prodotto;
- Prodotto in modo ecosostenibile, attraverso un’agricoltura che rispetta il territorio e il prodotto stesso. Tutte le fasi di produzione, commercializzazione e anche di consumo devono infatti rispettare il benessere del produttore, del consumatore e dell’ambiente;
- Rispettoso dell’etica e dell’equità sociale, sia nella fase di produzione che in quella di commercio. Un cibo giusto è un cibo prodotto e commercializzato rispettando i diritti umani e attraverso un lavoro capace di fornire gratificazione a chi lo svolge.
Slow Food ritiene che sia importante recuperare pienamente la dimensione del piacere di mangiare. Per questo motivo, è fondamentale sensibilizzare il consumatore verso scelte alimentari più consapevoli, stimolando tale consapevolezza con un’educazione alimentare fin da bambini; dall’altra parte, è necessario anche promuovere pratiche produttive rispettose dell’ambiente, andando a recuperare anche tecniche tradizionali di lavorazione del cibo.
Slow Food sostiene un’agricoltura equa e sostenibile, protettrice della biodiversità in tutto il mondo. Per farlo, l’associazione si avvale di due progetti: i presìdi Slow Food e il progetto “Arca del Gusto”, che si occupano entrambi di segnalare e mappare i prodotti a rischio di estinzione.
L’obiettivo finale di questa associazione è dunque promuovere una visione della qualità della vita che si oppone a quella “fast” tipica del contesto del ventunesimo secolo, andando a recuperare pratiche alimentari e produttive tradizionali, rispettose del territorio, della biodiversità e anche della salute del consumatore.
Per lavorare alla realizzazione di tale scopo, Slow Food organizza anche numerosi progetti educativi e sociali, come ad esempio la rete di “Slow Migrants”. Questa iniziativa si occupa di promuovere le pratiche produttive e i saperi di migranti provenienti da più di 40 paesi, nella convinzione che tali pratiche possano arricchire la biodiversità del paese di destinazione.

Quali sono gli alimenti slow food
Se ti stai chiedendo quali sono gli alimenti slow, sappi che rispondere a questa domanda non è così semplice. Non esiste, infatti, una sorta di lista completa che riporta tutti gli alimenti slow in commercio.
Per definire un alimento come slow, è necessario considerare il luogo in cui ci si trova e le pratiche produttive utilizzate.
Un alimento slow food rappresenta infatti un prodotto tradizionale, salvaguardato da uno specifico presidio slow food, realizzato secondo pratiche rispettose dell’ambiente, della biodiversità e della salute del produttore e del consumatore.
Un prodotto slow food si può riconoscere da una specifica etichetta. I presìdi Slow Food adottano infatti, accanto all’etichetta obbligatoria per legge, l’etichetta narrante.
Essa consiste in un’etichetta che permette al consumatore di capire la realtà che sta dietro la realizzazione di quel prodotto, fornendo informazioni su:
- La storia del prodotto;
- Il produttore;
- Il territorio in cui l’alimento viene realizzato e la sua biodiversità;
- I metodi di coltivazione, di allevamento e di lavorazione del prodotto;
- Il benessere degli animali nel territorio di produzione.
Attraverso l’etichetta narrante, il consumatore raccoglie più informazioni rispetto all’etichetta obbligatoria, riuscendo così a farsi un’idea migliore del prodotto. In questo modo, può essere pienamente consapevole della possibilità di scegliere un cibo veramente “buono, pulito e giusto”.
Cos’è un presidio slow food
Un presidio slow food rappresenta una realtà che abbraccia la filosofia del movimento slow food: protegge i prodotti della propria zona di appartenenza dall’estinzione e si impegna a mettere in atto buone pratiche alimentari e produttive, oltre che a promuoverle nella propria comunità.
Un presidio slow food consiste infatti in un gruppo di produttori che svolgono le proprie attività lavorative quotidiane in armonia con i princìpi slow food.
Ad esempio, un presidio slow food eviterà l’utilizzo di pesticidi, antibiotici, conservanti, additivi e coloranti. Si impegnerà inoltre nel rispettare il territorio, il prodotto e i propri lavoratori in ogni fase di produzione e commercializzazione del proprio alimento.
Un presidio si assume inoltre la responsabilità di organizzare delle attività formative volte a diffondere la cultura enogastronomica promossa da Slow Food, al fine di creare alleanze con nuovi produttori e migliorare così la qualità del prodotto finale e la sostenibilità della filiera produttiva.
I presìdi slow food hanno inoltre l’occasione di commercializzare i propri prodotti attraverso eventi dedicati, come ad esempio il Salone del Gusto Terra Madre.
Questa manifestazione consiste in una giornata in cui i vari presìdi slow food hanno l’occasione di presentare i propri prodotti in un’esposizione a essi dedicata, al fine di favorirne l’acquisto diretto sia in ambito B2C che B2B.
Come si ottiene la certificazione
Per diventare ufficialmente un presidio slow food, chiaramente è necessario abbracciare pienamente la filosofia del movimento ed essere pronti a metterne in atto in princìpi con coerenza e continuità.
Per ottenere la certificazione di presidio slow food è necessario seguire alcuni passi e conoscere le linee guida definite dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità per la propria categoria di prodotto.
Una volta che ci si è assicurati di rispettare tali linee guida, si può inoltrare il proprio modulo di candidatura all’associazione Slow Food e ai suoi referenti regionali per i presìdi.
Una volta che la candidatura viene accettata, si organizza un incontro con dei rappresentanti dell’organizzazione Slow Food, in cui si approfondisce l’identità, la storia, i prodotti e le metodologie di lavoro della comunità di produttori che desidera essere certificata come presidio.
In seguito, tutti i membri che compongono la comunità di produttori devono sottoscrivere la dichiarazione fondativa della Comunità, che si compone di tre parti:
- Una prima parte che testimonia l’adesione ai princìpi valoriali di Slow Food;
- Una seconda parte in cui viene descritto il modello organizzativo;
- La parte finale, in cui si definisce l’obiettivo del presidio Slow Food e quali saranno le azioni che si attueranno per raggiungere tale obiettivo.
Una volta firmata tale dichiarazione, Slow Food inizia a lavorare con il presidio per sviluppare un disciplinare di produzione coerente con le sue linee guida e per creare l’etichetta narrante da apporre sui prodotti del presidio. Il disciplinare di produzione dovrà essere completato entro un anno dall’avvio del presidio.
È inoltre necessario che i membri del presidio sottoscrivano anche la carta di utilizzo del marchio. Essa accorda al presidio il permesso di apporre sui propri prodotti il marchio Slow Food a patto che la realtà produttiva continui a rispettare gli obblighi dettati nelle linee guida e nel disciplinare di produzione.
Quali sono i presidi slow food in Italia
I presìdi slow food sono presenti attualmente in 79 paesi e sono in totale 624. Di questi, 384 sono collocati in Italia e coinvolgono più di 1600 produttori.
I presìdi slow food rappresentano culture, prodotti e ambienti profondamenti diversi tra di loro. Si occupano di valorizzare la bellezza e il rispetto di ogni territorio e delle sue tecniche di produzione tradizionali.
Per scoprire la lista completa di tutti i presìdi italiani, Slow Food ha messo a disposizione sul suo sito una mappa che permette di selezionare una nazione e scoprire tutti i presìdi presenti all’interno di essa.
È possibile effettuare anche una ricerca in base alla categoria merceologica e visualizzare quali presìdi si occupano di prodotti indigeni o di prodotti rari.
Chi sono
Se ti interessa entrare nel mondo dei presìdi slow food, l’aiuto di un food consultant può essere prezioso.
Dal momento della candidatura fino alla realizzazione dell’etichetta narrante, un consulente esperto in food & beverage può esserti d’aiuto per comunicare al meglio la tua attività, il tuo prodotto e le tue tecniche produttive.
Inoltre, anche dopo aver ottenuto la certificazione di presidio slow food, un food consultant può aiutarti a impiegarla in maniera strategica nella tua comunicazione. Può inoltre aiutarti a capire come posizionarti sul tuo mercato di riferimento sfruttando i vantaggi che derivano da una certificazione di tale importanza.
Affidandoti ad un food consultant esperto potrai inoltre ricevere una consulenza su:
- Food Marketing;
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- Strategie di Social Media Marketing;
- Come comprendere i punti di forza della propria attività;
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Con la mia esperienza nel campo della Comunicazione e del Marketing posso aiutarti a:
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